lunedì 27 giugno 2016

No Brexit per i "lealisti" britannici della Commissione europea

No Brexit per i "lealisti" britannici della Commissione europea


"I britannici hanno deciso che volevano lasciare l'Unione europea. Non ha senso aspettare fino a ottobre per cercare di negoziare i termini della sua partenza," ha detto Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea, durante un’intervista. 

Tuttavia, tra le innumerevoli conseguenze del referendum di giovedì, c’è molta preoccupazione per una questione che non ha precisamente una connotazione politico-economica, ma sociale. Che ne sarà dei funzionari europei della Commissione? La Commissione europea, composta da 28 direzioni generali (DG), è un organo esecutivo, e ha il monopolio del potere di iniziativa legislativa. Essa è composta da commissari i quali, nell’esercizio delle loro funzioni, non sono legati da alcun titolo di rappresentanza con lo Stato da cui provengono, in quanto i commissari devono agire nell'interesse generale dell'Unione, secondo l’articolo 17 del TUE. La stessa regola vale per i funzionari della Commissione europea. I funzionari della Commissione svolgono svariati compiti, suddivisi in tre principali gruppi di funzioni: amministratori (AD), assistenti (AST) e segretari/commessi (AST/SC). In qualità di amministratori si possono svolgere ruoli nelle procedure legislative e di bilancio dell’UE, ad esempio coordinando le politiche economiche generali degli Stati membri, partecipando a negoziati con paesi terzi, contribuendo alla gestione della politica agricola comune o garantendo l’interpretazione uniforme e l’effettiva applicazione del diritto comunitario. Gli assistenti invece svolgono un ruolo importante nella gestione interna della Commissione, in particolare per quanto riguarda le questioni di bilancio e finanziarie, le attività nel settore del personale, i servizi informatici e di documentazione, e l’attuazione di politiche in vari settori di attività dell’UE. Infine i segretari/commessi sono chiamati a svolgere mansioni di segreteria o di ufficio e a garantire l’efficienza operativa di un’unità amministrativa. 

All'indomani del referendum, sono stati forniti i numeri dei funzionari britannici che lavorano nelle 28 DG della Commissione: circa 2000, senza contare quelli che lavorano al Parlamento europeo, al Consiglio e nelle altre istituzioni secondarie. Il grande quesito è legato alla preoccupazione sul futuro di questi funzionari, che in quanto tali, ormai hanno residenza e domicilio a Bruxelles, a Strasburgo e a Lussemburgo. Con le modifiche allo Statuto dei funzionari delle istituzioni europee entrate in vigore il 1° gennaio 2014 tutti dipendenti delle Istituzioni comunitarie, incluso quelli della Commissione, lavorano un minimo di 40 ore alla settimana e dispongono di almeno 24 giorni di ferie all'anno. Gli stipendi base sono compresi tra i 2.300€ al mese per un dipendente AST appena assunto ai circa 16.000€ al mese per un funzionario di massimo livello con oltre quattro anni di anzianità. Come nel caso di molte organizzazioni internazionali, i salari sono sottoposti ad un sistema di tassazione diverso da quello del paese in cui i funzionari svolgono le proprie mansioni; le tasse variano dall'8% al 45% e contribuiscono al bilancio dell'UE. Agli stipendi base possono aggiungersi varie indennità, riconosciute ad esempio a chi ha dovuto lasciare il proprio paese di origine per lavorare alla Commissione, e assegni familiari. 

I dipendenti della Commissione versano il 2% dello stipendio base per l'assicurazione sanitaria e il 10,3% circa per la pensione; attualmente è dovuto un ulteriore contributo cosiddetto "di solidarietà", del 6-7%. La pensione di anzianità viene ottenuta di norma a 63 anni, anche se sono possibili pre-pensionamenti (con riduzione dell'assegno di pensione) a 58 anni e pensionamenti posticipati a 67 o, in via eccezionale, a 70 anni. L'ammontare massimo della pensione di anzianità è pari al 70% dell'ultimo stipendio base. Se da un lato è vero che i presidenti di Commissione, Parlamento e Consiglio vogliono accelerare il processo di uscita, sollecitando i negoziati, bisogna ammettere che almeno uno tra questi si è preoccupato della questione del personale. 

Infatti, Jean Claude Juncker, presidente della Commissione europea, ha scritto una lettera ai “suoi” funzionari britannici, rassicurandoli sul loro futuro. Nella lettera viene sottolineato l'enorme contributo al progetto europeo che questi lavoratori hanno fatto nel corso degli anni. E 'in questo spirito di reciproca lealtà, che Juncker lavorerà con i presidenti delle altre istituzioni europee per assicurare che tutti siamo in grado di continuare a beneficiare del loro talento notevole, dell'esperienza e dell'impegno. Quello che si vuole premiare è lo spirito di lealtà dimostrato dal personale britannico, il quale ha messo al primo posto la professionalità e la neutralità per il funzionamento delle istituzioni europee, mettendo da parte ogni interesse legato allo Stato di appartenenza. Juncker ha assicurato che farà tutto ciò che è in suo potere come presidente della Commissione, per sostenere ed aiutare in questo difficile processo il personale britannico.  Il regolamento del personale quindi sarà letto e applicato in uno spirito europeo. Juncker scrive che “Gli occhi del mondo saranno su di noi, nell'attesa che portiamo stabilità, agiamo in modo deciso e sosteniamo i valori europei. Ho tutta la fiducia in voi. Assieme saremo all'altezza di questo compito”. 

In altre parole questo significa, che verrà fatto quanto necessario per tenere il personale britannico all'interno delle istituzioni, almeno fino alla conclusione di ogni singolo contratto. Tuttavia, anche l'EPSO (European Personnel Selection Office), l’organo che si occupa dei concorsi per le assunzioni all'interno delle istituzioni europee, per la prima volta dalla sua esistenza, deve riorganizzare le quote, ma ancora non si sanno i tempi precisi. Infatti, iniziando i negoziati per l’uscita del Regno unito, si spera (con immensa gioia di Italia, Francia, Germania e Spagna), che le quote destinate proporzionalmente per il personale di ogni paese membro possa aumentare, dal momento che non ci saranno più assunzioni per i cittadini del Regno Unito. Le procedure sono ancora da chiarire, tuttavia una cosa è certa: i lealisti inglesi dentro la Commissione sono stati premiati. 

Maria Elena Argano

Note: 
Sito della Commissione europea: 

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