lunedì 23 maggio 2016

A ventiquattro anni dalla strage di Capaci: cosa ci ha lasciato Giovanni Falcone

A ventiquattro anni dalla strage di Capaci: cosa ci ha lasciato Giovanni Falcone


“Che le cose siano così, non vuol dire che debbano andare così. Solo che, quando si tratta di rimboccarsi le maniche e incominciare a cambiare, vi è un prezzo da pagare, ed è allora che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare.

Queste parole non ci suonano poi tanto nuove. Sono le parole di un uomo che, col suo coraggio, ha fatto della lotta alla mafia la ragione della sua vita. Una vita stroncata brutalmente nel pieno della sua carriera e della sua vita amorosa esattamente ventiquattro anni fa, quel 23 maggio del 1992 alle diciotto del pomeriggio, quando all'altezza del piccolo comune siciliano di Capaci, cinquecento chili di tritolo hanno fatto saltare in aria l'auto su cui il giudice viaggiava con la moglie Francesca Morvillo e tre uomini della scorta, Antonio Montinaro, Rocco Di Cillo e Vito Schifani.

Giovanni Falcone credeva fermamente nel fatto che le cose potessero cambiare, a dispetto di un fenomeno così radicato quale si presentava la mafia dei primi anni ’90 in Sicilia, seppur ostacolato da una vita notevolmente blindata, caratterizzata da svariati tentativi di delegittimazione (nel qual caso non tardavano a subentrare forti amarezze professionali) e dalla lentezza della politica nel dare ai magistrati tutti gli strumenti necessari per combattere al meglio la mafia. Nonostante tutto questo e chissà quanti altri disagi che Falcone ha tenuto per sé, avvezzo com’era a risolversi le beghe da solo, non si è mai tirato indietro nel portare avanti una passione che lui stesso assicurava essere a sua volta mossa da un fedele “spirito di servizio”.

La perdita del giudice Falcone - distanziatasi peraltro di pochi mesi da quella del collega ed amico Paolo Borsellino, anche lui di origini palermitane, ha lasciato un vuoto non indifferente nelle generazioni a venire.

Ma nella direzione di una soluzione che sembra decisamente più positiva, tale vuoto si è deciso di colmarlo facendo dell’atteggiamento di Falcone il bignami di una vita improntata al rispetto e alla promozione della legalità. Sempre a testimonianza di ciò, il vuoto in questione è riuscito a smuovere le coscienze non solo dei cittadini italiani ma anche di quelli internazionali che nell'arco di questi ultimi vent'anni hanno studiato e poi dato voce alla solenne storia del Maxiprocesso. Il dato interessante è che ciò è potuto avvenire grazie ad una diffusione che ha operato attraverso canali istituzionali e non. Non solo la scuola dunque, ma anche il resoconto dei fatti nella forma seminariale, la pubblicazione e poi diffusione di libri biografici, la proiezione di alcuni estratti delle stragi all'interno di docufilm appositamente realizzati e lanciati nei giorni di commemorazione; questi elementi, uniti al sentimento comune, hanno contribuito a dar eco alla storia dei due grandi magistrati nell'auspicio che se ne possa ricavare una grande lezione da trasmettere alle generazioni successive. Se non altro ha collaborato tantissimo in materia di lotta alla mafia e di promozione della legalità.


Si muove a piedi la civil society
Oggi sono già cinquantamila gli studenti di tutto il Paese che partecipano alle manifestazioni per il ventiquattresimo anniversario della strage di Capaci. «Sarà una giornata importantissima, pensiamo che il ricordo sia il primo passo nella lotta contro la mafia», dice il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini. Le piazze della legalità - così si è voluto chiamarle quelle siciliane e non solo, toccate dalla sfilata - sono in diretto collegamento con l’aula Bunker del carcere Ucciardone già a partire dalle 9.45 di stamattina con una diretta su Rai Uno. Presenti, oltre al ministro Giannini, il presidente del Senato Pietro Grasso, i ministri della Giustizia, Andrea Orlando, dell’Interno, Angelino Alfano, il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone, il presidente della Commissione Antimafia, Rosy Bindi, il procuratore Nazionale Antimafia, Franco Roberti e il presidente della Fondazione Giovanni e Francesca Falcone”, Maria Falcone. 

“Palermo chiama Italia” sui social 
Ma anche sulle piattaforme social sarà possibile seguire la manifestazione «Palermo chiama Italia», sui profili @MiurSocial e @23maggioItalia. Gli hashtag della manifestazione sono #23maggio e #PalermoChiamaItalia. Foto e momenti salienti degli eventi saranno raccontati su Facebook attraverso gli account Miur Social e Palermo Chiama Italia. Tra Twitter, YouTube e Facebook sono previsti circa 60mila contatti e sul profilo del Miur sarà trasmessa, dalle 16, la diretta del corteo che partirà dall'aula bunker per arrivare sotto casa del giudice Falcone.

Una commemorazione che continua sul grande schermo
Mentre a ricordare il periodo delle stragi ci pensa già da qualche giorno la serie tv Romanzo Criminale che staserà aprirà col suo terzo episodio su canale 5, nelle grandi sale dei cinema italiani un’esclusiva cinematografica tutta oggi e domani: Era d’estate è la pellicola di Fiorella Infascelli, una prospettiva inedita che mostra i due giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, interpretati rispettivamente da Beppe Fiorello e da Massimo Popolizio, durante il periodo trascorso nell'aula Bunker dell'Asinara.
Giulia Guastella

1 commento:

  1. La mafia degli anni '90 è una mafia sanguinaria e violenta, già radicata in epoca preunitaria in quanto lo Stato era assente e insensibile ai problemi sociali. A mio avviso, accennare soltanto agli anni '90 è riduttivo, in quanto le motivazioni del suo radicamento, nonchè dell'evoluzione di Cosa Nostra in quanto organizzazione criminale, sono da ricercare nella storia e in quell'area cosiddetta grigia dove i confini tra legale ed illegale si confondono tra loro. Doveroso sarebbe stato accennare al regime del 41 bis, per cui una figura di spicco come il Giudice Falcone si è tanto impegnato affinché si introducesse il carcere duro. Si tratta di temi che buona parte del popolo siciliano sconosce, popolo che parla di mafia e non di antimafia.

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