lunedì 13 aprile 2015

Stati Uniti e Cuba: l'inizio di una nuova era dopo un disgelo lungo mezzo secolo

#Pensatodavoi

Lo spazio settimanale, a misura di lettore, per le vostre riflessioni


Stati Uniti e Cuba: l'inizio di una nuova era dopo un disgelo lungo mezzo secolo



“Todos somos americanos!”. Aveva aperto così il suo discorso il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, lo scorso Dicembre, parlando del futuro delle relazioni internazionali tra gli States e Cuba. Per l’occasione aveva perfino ringraziato Papa Francesco per il grande esempio che quotidianamente trasmette dall’altra parte del mondo. Il progetto di pace dunque nasceva allorché si gettavano le basi per quello che sarebbe stato, di lì a poco, un summit delle Americhe al completo: per la prima volta e dopo cinquant’anni di guerra fredda, anche Cuba riceve la “partecipazione”. La stretta di mano a Panama, incorniciata in un delizioso quadretto di reciproche riverenze, tra il leader americano Barack Obama e quello cubano Raùl Castro è datata 11 Aprile 2015 e sugella, così, il magnifico evento. E’ curioso peraltro notare come l’immagine rimandi alla stretta di mano avvenuta un cinquantennio fa, per esattezza nel 1956, tra l’ex capo di Stato Eisenhower e il dittatore Batista: un gesto cui, allora lo non si poteva certo immaginare, avrebbe fatto seguito la rivoluzione cubana e che oggi sancisce in parallelo l’avvio di una nuova rivoluzione, questa volta di carattere pacifico. Il piano di riappacificazione Obama tocca, attraverso una lista di punti fondamentali, quelli che sono i valori cardine di democrazia e di rispetto che due paesi civili, a maggior ragione se facenti parte dello stesso continente, dovrebbero oggi normalmente condividere. Una lista che tuttavia è il caso di attenzionare in prospettiva e soltanto dopo aver svolto un’obiettiva analisi della situazione non giuridica e, soprattutto, non legittima in cui versava Cuba da un cinquantennio a questa parte. Il fenomeno delle strette misure che gli Stati Uniti hanno severamente imposto a Cuba, noto sotto il nome di “El bloqueo”, è stato tutt’altro che un semplice embargo economico, tanto da esser passato come un vero e proprio blocco dell’isola. Infatti, preso per buono che esiste oggi una generale libertà dei commerci per cui uno Stato è libero di intrattenere relazioni economiche con chi preferisce, è pur vero che suddetta libertà non può essere esercitata quando nuoce all'indipendenza politica e all’esistenza stessa di un altro Stato: in tal caso si entra nel campo dell’uso illecito della forza. Inoltre nel caso delle sanzioni statunitensi contro Cuba, la loro legittimità va constatata alla luce delle regole generali della Carta delle Nazioni Unite concernenti il divieto di ingerenza negli affari interni di altri Stati ed anche in relazione a quanto incidono nei confronti di Stati terzi che si vedono danneggiati ed impediti nell'esercizio della loro libertà commerciale. Tale aspetto controverso delle sanzioni ha infatti determinato la reazione di molti paesi dell’Unione Europea che non ritenevano ammissibile l’atteggiamento talmente risoluto degli Usa nel conferire efficacia universale alle proprie sanzioni contro Cuba. Occorre aggiungere all’analisi sin’ora fatta un ultimo punto in elenco, ma che probabilmente è il primo quanto ad importanza, riguardante gli effetti perversi che tale blocco di sanzioni ha causato sulla società, soprattutto quando adottato nei confronti di paesi in via di sviluppo non dotati di strutture economiche forti e capaci di autosufficienza: le sanzioni hanno avuto ben presto effetti gravi sugli strati più umili della popolazione facendo mancare loro anche beni di prima necessità. In questo contesto è auspicabile che eventuali sanzioni economiche non siano adottate in maniera unilaterale, ma che siano anzi precedute da autorizzazioni ufficiose da parte delle Nazioni Unite le quali potrebbero certo limitare gli effetti delle sanzioni stesse sugli strati più disagiati delle popolazioni e su quegli Stati terzi che, pur non essendone l’obbiettivo, finiscono col soffrirne le conseguenze sfavorevoli. La Risoluzione 47/19 approvata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 24 novembre 1992 ne è, fortunatamente, una conferma in questo senso. Alla luce di queste premesse storico-giuridiche, appare quantomeno doverosa e consequenziale, oggi, la volontà del Presidente degli Usa Obama di stilare una serie di passi avanti nei confronti di Cuba, i quali prevedono, senz’altro:
- La riapertura dell’ambasciata statunitense all’Avana compresa di visita da parte dei funzionari americani a Cuba in favore della condivisione di tematiche urgenti quali sanità, immigrazione, lotta al terrorismo etc;
- L’eliminazione di Cuba dall’elenco degli Stati complici del terrorismo
- Il permesso ai cittadini cubani di viaggiare verso gli Stati Uniti in piena libertà, di far circolare merci e informazioni;
- La possibilità per i lavoratori cubani di fondare dei sindacati per esprimere liberamente la propria opinione;
Questi step, per quanto rilevanti, rappresentano solo la punta dell’iceberg di una rivoluzione pacifica che sembra star prendendo campo gradualmente e che, a detta di Castro, richiede “molta pazienza”. Presto detto: da Dicembre 2014 è stato progettato un avvicinarsi cauto tra i due ex nemici, sentiero imprescindibile per un nuovo approccio politico. Ciò dimostra come la storia sia, ancora una volta, essenziale e maestra per capire i tortuosi meccanismi dell’attuale politica internazionale.

Giulia Guastella 

Nessun commento:

Posta un commento